Renzi ha parlato di cambiamento, di meritocrazia, di ascolto delle istanze dei territori, di rigorosa distinzione tra renziani della prima ora e i cooptati dell'ultimo minuto – del cui sostegno si poteva dubitare in termini di genuinità – i quali avrebbero dovuto spingere il carro e non salirci sopra. E' chiaro che Il Sindaco di Firenze non ha colpe per quanto accaduto in Maremma: egli è stato semplicemente tradito da chi godeva della sua fiducia. Detto ciò, però, il problema resta. Con quale faccia possiamo continuare a rapportarci all'elettorato e continuare a parlare di cambiamento alle varie sensibilità del partito di fronte all'incoerenza della realtà provinciale? Come possono i renziani continuare a radunare simpatizzanti attorno alla figura di Matteo e chiedere loro di sostenere, oggi domenica 8, un candidato che non rappresenta i territori e che occupa una posizione a seguito di una selezione non meritocratica? Qualcuno, ai vertici, ha un'idea di come farlo senza incorrere in una sconfessione del percorso fin qui compiuto?